“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato” (Mt 25,35).
La grande sfida a cui siamo chiamati da papa Francesco in questo Anno Santo della Misericordia riporta tutti ad un’esperienza che affonda le proprie radici nell’incontro tra esseri umani, dove lo scambio di gesti, ancor prima che di parole, plasma il nostro farci prossimi all’altro. Chiedersi perciò quale cammino intraprendere, quali forze e risorse risvegliare in tal senso diventa già, senza che ce ne accorgiamo, un percorso di scoperta della carità e della misericordia.
“Accoglienza” è il concetto chiave attorno al quale abbiamo riflettuto nei nostri incontri interparrocchiali per stilare un Decalogo che fosse il più possibile vicino ai bisogni dei migranti che ospiteremo. Ascolto, empatia, conoscenza della storia dell’altro, rispetto per la diversità, hanno fatto emergere anche la voglia di mettersi in gioco in una logica di gratuità e dono. Accogliere è anche r-accogliere l’identità e l’unicità di chi avremo di fronte, non solo nelle espressioni verbali, ma anche nelle emozioni di cui si farà portavoce, nelle sue speranze, aspettative e bisogni.
Credere che sia possibile incontrarsi e scontrarsi, essere disposti a cambiare, conoscere l’altro, spendersi con audacia e un pizzico di coraggio a suo favore è un atto di fede, espressione della bellezza che anche le piccole cose, anche incomplete e imperfette, recano in sé. L’auspicio più grande, insito in qualsiasi Decalogo, è costruire insieme a chi ospitiamo l’accoglienza che vogliamo.
Il Decalogo dell’accoglienza:
- Ascolto
- Mettersi nei panni dell’altro
- Dare fiducia
- Interesse per la cultura dell’altro
- Vincere pregiudizi e stereotipi
- Sorridere
- Riconoscersi come persone (simmetria della relazione)
- Gesti di gratuità
- Avvicinarsi con rispetto
- Rispettare le diversità
- Imparare a gestire il conflitto
- Conoscersi ed interessarsi alla storia personale
- Credere che sia possibile incontrarsi tra uomini