La mia esperienza in Mozambico mi ha cambiata dentro. Sono partita con la voglia di cambiare aria di fare un’esperienza nuova, completamente diversa. Ero in un momento della mia vita in cui mi sentivo aperta alle novità, non sapevo esattamente a cosa sarei andata incontro, ma ero pronta a scoprirlo giorno per giorno. Avevo sempre sentito parlare d’Africa con le sue contraddizioni, avevo visto anche tanti documentari in proposito, ma vi assicuro che quando sei lì tutto cambia.
Nel nostro soggiorno abbiamo alternato la vita in missione con momenti di conoscenza di varie realtà religiose ed umanitarie del Mozambico. La cosa che mi ha colpito di più è stata l’accoglienza festosa dei bambini, che incontravamo nei vari centri. Quando ti incontravano facevano di tutto per farsi prendere in braccio e questo mi scioglieva il cuore. Una volta abbiamo visitato il centro di Madre Teresa, che si trova vicino alla discarica di Maputo, dove vengono accuditi bambini abbandonati, spesso malati di AIDS. Quando siamo entrati nel reparto dei bambini più piccoli, uno di loro di circa otto mesi è venuto da me e non voleva più lasciarmi. È stato un momento molto intenso, avrei voluto portarmelo via e adottarlo…
Quello che mi ha colpito sono le persone che ho incontrato, pur essendo poverissime, sono sempre sorridenti e mi è venuto spontaneo fare un confronto con il nostro modo di vivere, in cui nonostante il benessere, siamo sempre insoddisfatti e tristi .
Alla missione abbiamo conosciuto, anche tramite la messa giornaliera, vari ragazzi del villaggio, con i quali siamo diventati amici; spesso venivano alla vivenda per imparare a suonare la chitarra, per prendere ripetizioni di inglese e matematica o per preparare dolci.
La loro semplicità e spontanea acooglienza mi ha fatto sentire veramente a casa: pazientemente ci hanno insegnato alcune parole in Ronga (dialetto locale parlato soprattutto dalle parsone anziane), i loro canti, abbiamo condiviso la loro cucina, la mancanza d’acqua, la preparzione delle feste, la preghiera nelle case.