È con grande tristezza che la comunità di San Frumenzio a Roma e quella di Mafuiane hanno appreso il 23 agosto la notizia della morte di Stelio Minghelli.
Dal 10 settembre 2007 fino al dicembre del 2013 Stelio, uomo concreto e generoso, dopo aver ricevuto il mandato missionario nella Basilica di San Giovanni, ha vissuto stabilmente a Mafuiane ed
ha continuato il lavoro di coordinamento dei progetti della Missione São Frumenzio avviato da Corrado Lucchetti, unendo al servizio sociale di promozione allo sviluppo il servizio missionario e pastorale per e con la comunità cristiana dei villaggi di Mafuiane e Goba.
Ci piace ricordarne il carattere schivo e silenzioso, a volte burbero, ma soprattutto il gran cuore e la dedizione con cui si è speso e ha amato i nostri fratelli mozambicani.
Ringraziamo Dio per averci dato come dono e suo segno il nostro caro Stelio e con emozione ed affetto rileggiamo una pagina molto toccante da lui scritta:
“Ora, dopo cinque anni, è arrivato il momento di fare un bilancio, di guardare indietro e cercare di capire; soprattutto in relazione al mio cammino spirituale.
- a che punto sono arrivato lungo il mio viaggio?
- ho incontrato Dio?
- dove spero di arrivare, e come?
- ho scoperto se sono capace di amare?
Alcune risposte le ho, altre ancora no; questo significa che il percorso è ancora lungo, ma sono certo di essere in cammino verso la salvezza! E questa certezza non è cosa da poco.
Ho capito che sono davvero capace di amare, prima di tutto me stesso (accettandomi finalmente), poi il mio prossimo (non tutti purtroppo e non “a prescindere”). L’amore che provo è sincero e profondo e, spero, duraturo.
Certamente amo le nostre tre suore, loro sì vere Missionarie, venute dalla Tanzania a predicare il Vangelo con parole e opere.
Sento di amare i fratelli delle comunità di Mafuiane e di Goba; così come provo affetto per tutte le persone che vengono alla Missione, quasi sempre per chiedere aiuto, e mi sforzo di vedere in loro il volto di Gesù.
Provo un affetto sincero anche per questo popolo che, a modo suo, cerca di crescere e di acquisire una propria dignità come paese.
Amo tutte le persone che dall’Italia vengono a visitare la Missione; percepisco che il poco tempo trascorso qui lascia, nella maggior parte di loro, un segno profondo”.