Come descrivere la missione oggi?
La missione San Frumenzio a Mafuiane è nata circa 31 anni e, nel corso di questo lungo periodo, si sono succeduti momenti e situazioni sempre più coinvolgenti, con diversi volontari che hanno apportato il proprio contributo. La vita della missione si può sintetizzare in tre periodi:
- il primo è stato caratterizzato da aiuti economici a pioggia, per far fronte alle difficoltà di una comunità stremata da anni di guerra civile e bisognosa di tutto;
- nel secondo si è consolidato quanto realizzato, in termini di bisogni materiali e formativi;
- il terzo periodo, che stiamo vivendo attualmente, è caratterizzato da un percorso di crescita che ha come obiettivo ultimo l’auto-sostenibilità.
Se nel primo periodo i missionari andavano sul posto per aiutare ora, dopo un lungo percorso, che ha coinvolto e fatto crescere insieme le due comunità, quella di Roma e quella di Mafuiane, nel dialogo, nella comunicazione e nella condivisione, siamo nella fase in cui si chiede alla comunità della Missione di Mafuiane di smettere di essere figlia, in modo tale che queste due realtà diventino sorelle che, partendo dalle diversità, continuino a camminare insieme. Bisogna precisare che tutte le attività della missione non sono indirizzate soltanto alle comunità cristiane di Mafuiane, Goba o Baka Baka, ma a tutta la popolazione di quei villaggi.
Quali sono i progetti sui quali oggi la missione sta operando? Che cosa stanno generando, al di là dell’obiettivo specifico per i quali sono nati?
Vorrei soffermarmi, in particolare, su tre progetti, dedicando un’altra intervista al tema dei giovani:
- la fattoria
- il mulino
- la scuola.
Fattoria
Il progetto sulla fattoria, oltre a dare lavoro a 10 famiglie della comunità, prevede non solo la coltivazione agricola ma anche la costruzione di strutture per l’allevamento di polli, di papere, di volatili in genere e di caprette, attività importante non solo per l’alimentazione dei bambini che frequentano la scuola d’infanzia, ma perché consente di contribuire alla sostenibilità dello stesso progetto con la vendita del surplus della produzione. Ciò ci fa capire che lo sviluppo della missione, ed in particolare della fattoria, portino con sé, come la storia di questi ultimi 30 anni dimostra, lo sviluppo della stessa comunità. Nella convinzione di far crescere la comunità dal punto di vista della responsabilizzazione e dell’autonomia, abbiamo dato il coordinamento e la direzione delle attività a persone mozambicane, nel caso specifico della fattoria ad una donna, Dania, che ha maturato un forte senso di appartenenza alla missione.
La fattoria ha sperimentato, in questi anni, diversi tipi di colture, come per esempio i ravanelli, le patate, diversi tipi patata dolce, i fagioli, il peperoncino, le cipolle, il mais giallo. Una nota particolare merita la produzione del peperoncino, che viene facilmente commercializzato anche grazie all’interesse di un’impresa mozambicana. Oggi siamo in grado di produrre circa un ettaro di peperoncino, quando potremo avere più acqua per la fattoria potremo aumentare la produzione fino a 3 ettari: è un rilevante investimento economico che ci consentirebbe anche di dare ulteriore lavoro.
Abbiamo provato l’integrazione tra Mozambico e Italia anche attraverso l’uso di differenti sementi di peperoncino. Oltre infatti al peperoncino locale abbiamo seminato il peperoncino calabrese, grande soddisfazione e risultati.
Va inoltre evidenziata la ripresa della produzione del “miglio amarello” (mais giallo), dopo un lungo periodo di interruzione, prodotto che ha conseguenze positive sulla qualità dell’alimentazione. Il mais giallo infatti è contiene molta vitamina A, betacarotene, elementi nutrizionali molto importanti anche per l’alimentazione dei bambini della scuola d’infanzia.
In collaborazione con l’AUCI (Associazione Universitaria Cooperazione Internazionale) abbiamo costituito delle cooperative femminili per la produzione agricola, che supportiamo fornendo i mezzi. A Mafuiane è nata una cooperativa di 10 donne che produce diverse colture di ortaggi. In questo modo, sempre nell’ottica della responsabilizzazione e dell’autonomia, le persone coinvolte dipendono dal loro lavoro e non dall’aiuto di qualcuno. Noi cerchiamo di offrire lavoro e, allo stesso tempo, di valorizzarlo.
Va inoltre evidenziata la collaborazione con lo IIAM (Istituto di Investigazione Agraria del Mozambico), che ci ha fornito le sementi per una produzione senza additivi chimici, i cui prodotti sono stati immessi sul mercato con molto successo. Questo ci permette di aprire un nuovo capitolo per la riqualificazione dei semi e per la loro autoriproduzione.
Su indicazione e con la collaborazione dello IIAM, in questo spazio coltivato, che è diventato anche un luogo formativo che l’Istituto utilizza per agricoltori e studenti, abbiamo piantato 30 papaie, abbiamo sviluppato delle colture sintropiche (caratterizzata dal recupero dell’erba a protezione del terreno per il drenaggio dell’acqua) e abbiamo coltivato così zucchine, patate dolci e creato infine un concime naturale. L’esperimento ha funzionato: abbiamo proseguito così con 200 piante di banane, poi ananas, maracuja, arance, litchi. Possiamo dire che tutto quello che si sta facendo si basa su una agricoltura sintropica, che ottimizza e diversifica la produttività nel tempo e nello spazio, fatta di scambio di sementi, di buone pratiche, di un parcellizzato consumo di acqua, di salvaguardia del suolo e di produzione congiunta di elementi vitaminici e proteici. Tutto ciò ha come fine lo sviluppo, l’educazione alla diversità alimentare e il ripristino progressivo della biodiversità.
Durante il periodo del Covid-19 abbiamo creato orti solidali ai limiti della fattoria per le famiglie più povere e numerose, fornendo loro semi e acqua perché potessero coltivare prodotti base quali verdure e mais.
I tredici ettari di fattoria non sono stati tutti coltivati a causa della mancanza di acqua. Abbiamo ritenuto di dare ad ogni lavoratore della fattoria un ettaro di terreno da coltivare, come premio salariale.
Il mulino
Il mulino serve tutta la comunità ed è stato costruito all’interno di un progetto dell’AUCI (Associazione Universitaria Cooperazione Internazionale). Ha un’attività quasi giornaliera e comincia anche ad essere una fonte di reddito per la missione. È stato inoltre fatto un accordo tra la missione e l’Istituto Tecnico Agrario di Namaacha, in base al quale L’Istituto Tecnico utilizza il mulino e la missione usa le apparecchiature per l’impacchettamento e la trasformazione dei prodotti, come ad esempio i pelati; inoltre gli allievi dell’istituto agrario vengono nella Quinta (fattoria) di Mafuiane per attività di studio e formazione.
Escolinha
La Missione ha sempre avuto un atteggiamento di cura nei confronti dei bambini, non solo dal punto di vista dell’alimentazione e con le visite per monitorare le loro condizioni di salute. Il risultato di questo lavoro ha portato allo sviluppo dell’ospedale pediatrico del distretto, con la collaborazione delle strutture sanitarie locali a cui è stata data la gestione.
Nel periodo del Covid l’ospedale è stato utilizzato per la cura delle persone malate e un progetto dell’AUCI ha fornito l’ospedale delle attrezzature adeguate per combattere questa pandemia, come per esempio le macchine per l’ossigeno.
Durante il periodo della pandemia le scuole sono state chiuse. Ora sono state riaperte ma con un numero inferiore di bambini e di insegnanti, per garantire il distanziamento: rispetto ai 300 bambini che prima frequentavano ora ne abbiamo 180.
Il periodo della pandemia è stato utilizzato per ristrutturare e ampliare la scuola di Mafuiane.
Nello sviluppo delle escolinhas (scuole dell’infanzia), ci siamo curati della formazione degli educatori a vari livelli, anche con corsi di formazione per l’attività motoria con il contributo dell’Associazione de Lourdes Matola. La nostra scuola d’infanzia ha una organizzazione didattica programmata e ben strutturata. I bambini che frequentano le nostre scuole nella prima classe di spesso ottengono ottimi risultati. Abbiamo anche fatto un’esperienza interessante con gli orti nelle scuole, quale percorso didattico ed educativo e ci siamo avvalsi del contributo dei ragazzi del servizio civile internazionale.