Eleonora

Quando ho scelto di visitare l’Africa ho messo subito in valigia la consapevolezza della povertà, della miseria, delle malattie, dell’emarginazione e dell’abbandono della gente che avrei conosciuto.

Quando sono partita per il Mozambico ho riempito la mia valigia di desideri, quello di aiutare, di incontrare, ma anche alleviare e amare le persone che avrei trovato.

Quando mi sono avvicinata al villaggio di Mafuiane ho trovato nella mia valigia un carico di ansia e una buona
dose di paura: sentivo dentro di me l’ingombro della preoccupazione di non riuscire a interagire nel modo giusto, di non essere compresa e accettata, di non essere all’altezza e poi la zavorra del timore degli insetti, della
dissenteria, il peso dell’apprensione per il cibo, l’acqua e le malattie.

Questo il mio bagaglio di viaggio, imbottito di me stessa, di aspettative, paure e consapevolezze! Poggiata la valigia è uscita fuori la bellezza che mi ha liberato di tutto. Lo stare tra la gente, in mezzo a bambini con occhi pieni di luce e speranza ha fatto sì che si abbassassero le molte difese e che sparissero le tante maschere che spesso indosso.

Quando ho preparato la valigia per tornare in Italia ho messo la meraviglia della povertà e la forza della miseria, ho scoperto che vale molto di più credere nella provvidenza che nella continua asfissiante ricerca della sicurezza materiale, ho capito che i veri poveri siamo noi e non loro!

Quando sono partita per Roma in valigia ho inserito il bisogno di essere aiutata, accolta e amata, la bellezza della gratuità dei gesti dei bimbi e dei ragazzi mentre lavoravano i campi, l’importanza del dare non per fare, ma per essere.

Così ho avuto chiara davanti a me la realtà: nella difficoltà viviamo noi e non certo loro.

Quando sono arrivata a casa, tra la mia gente ho aperto la valigia e ho trovato nuove consapevolezze e nuovi desideri, ho capito che le paure, di cui tutti noi siamo schiavi, bloccano e non ci fanno vivere nel giusto ma nelle illusioni, cercando sicurezze nell’avere e nell’apparire. Ho scoperto che la ricchezza di un’esperienza non è l’esperienza stessa, ma il dono che ricevi, l’insegnamento che ne puoi trarre, lo stile nuovo che puoi assumere e che devi saper mettere in pratica, cercando di realizzarlo nel miglior modo possibile.

Un viaggio, il mio, trasformato in dono, in esperienza di fede, in invito ad un nuovo stile di vita.

E tu… cosa hai nella tua valigia?
Eleonora