Marina

Un angolo di Paradiso…

È difficile trasformare in parole ciò che ho provato vivendo 20 giorni in Mozambico.
Il Mozambico è un misto di povertà inumana e di realtà strazianti ma nello stesso tempo ricco di sorrisi spontanei e veri. Ho ancora davanti agli occhi tutte le persone che mi hanno accompagnato in questa esperienza.

Non è stato semplice, avevo dentro di me tante emozioni e sensazioni che si alternavano: paura, felicità…

A volte mi sentivo fuori luogo, mi sembrava di aver sempre vissuto in quei posti.
Sono partita con altri fratelli che non conoscevo e ho condiviso con loro dalla cosa più piccola come un sorriso, a quella più significativa come l’eucarestia. Ci sarebbero innumerevoli cose da raccontare, perché sono state settimane talmente tanto ricche che ogni giorno sembrava fosse un anno e questo mi faceva sentire “di casa”. Più che dare, in questo viaggio ho ricevuto: sembrerà strano, ma è stato proprio così. Quando ondate di bambini, sempre con il sorriso, mi circondavano e mi stringevano così forte da bloccarmi, ero talmente felice che mai e poi mai e per nessun motivo avrei voluto liberarmi.
I sorrisi di questi bambini, che hanno visto nel nostro arrivo una novità e un’occasione di divertimento, sono ricordi che non dimenticherò mai. In particolare, non dimenticherò mai un neonato di nome Florenço, un bambino dell’orfanotrofio delle suore di Madre Teresa situato nella discarica di Maputo, un angolo di Paradiso nell’inferno.
Gli infiniti “khanimambo” (che in ronga, il dialetto locale, significano “Grazie”) mi hanno fatto sentire parte di loro.

L’Africa mi ha preso la vita, le sicurezze, ha preso la mia fede, i miei progetti, li ha scossi e me li ha letteralmente riorganizzati.

Nei miei progetti futuri c’è la voglia, il desiderio di poter rivivere quest’esperienza per un arco di tempo più ampio.